La scultura: una ricerca su me stessa e il mondo in cui viviamo. Di Rabarama

Rabarama, scultrice

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L’arte è un modo di essere, non un mestiere o un hobby, ma una vera vocazione. La necessità di esprimermi attraverso la scultura, invece di utilizzare semplicemente la parola o la scrittura, è radicata in me sin dalla più tenera età: figlia d’arte (mio padre pitture e scultore, mia madre ceramista) ho avuto la grandissima fortuna di potermi da subito approcciare ad altre forme di comunicazione non comuni e scegliere liberamente quale di queste era per me la più adatta. Il contatto con l’argilla sveglia in me quella parte profonda e primordiale che mi consente di entrare completamente in sintonia con il mio essere e le mie emozioni più profonde, per poterle poi esprimere attraverso la creazione di un’opera. Mio padre mi ha sempre ricordato che l’importante è avere un messaggio da trasmettere, se sarà chiaro non importa la modalità di invio, perché sarà comprensibile a tutti. Attraverso le mie sculture cerco di raccontare me stessa, la mia ricerca ed i miei sentimenti, rapportati anche al mondo in cui vivo e viviamo oggi, fatto di meraviglie ovvero di orrori a cui dovremo porre rimedio. Una volta scelto il mezzo per diffondere i miei pensieri, ho impostato, per così dire, il mio percorso d’istruzione in modo da seguire la mia inclinazione, studiando prima al Liceo Artistico di Treviso e poi all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Subito dopo gli studi, mi sono adoperata per partecipare a quante più esposizioni possibili, fino a trovare una galleria con la quale ho firmato il mio primo contratto di esclusiva, che sicuramente ha dato una spinta soprattutto in senso internazionale alla mia carriera. Ora lavoro in modo autonomo, gestendo la mia professione liberamente; il duro lavoro, la dedizione e l’amore per quello che faccio sicuramente sono i fondamenti solidi su cui si basa tutto ciò che sono riuscita e riesco a realizzare anno dopo anno, e sono felice di affermare che la mia ricerca artistica non ha mai smesso di arricchirsi ed evolversi. Il cardine di tutto è l’uomo, che all’inizio consideravo solo un computer biologico, il cui destino prefissato era indissolubilmente legato alla composizione genetica; la sua matrice, derivante da tradizioni e credenze primordiali, non permetteva l’autodeterminazione, in quanto già originariamente definito. Tuttavia, grazie ai miei viaggi ed al continuo studio, spesso di antiche filosofie e culture, ho ampliato la mia conoscenza e si è così aperto un barlume di speranza: non tutto è scritto, possiamo trovare il nostro personale percorso, grazie alla comprensione del nostro IO più profondo. Venire in contatto con la nostra energia interiore è fondamentale, altresì per permettere alla stessa di collegarsi con tutte le creature e le forze vitali che ci circondano. Se prima, quindi, alla domanda “perché siamo sulla terra?” la mia risposta risultava pessimistica, ora credo fermamente che ci sia un obiettivo più grande, che va oltre la nostra comprensione. Il primo passo è giungere all’auto consapevolezza, per permettere alla nostra luce interiore di espandersi e liberarsi dal corpo fisico. In questo momento della mia ricerca, sto lavorando proprio su questo aspetto: solo liberandoci da paure e legami terreni, potremo giungere alla più assoluta completezza.

Paola Epifani, in arte Rabarama, al Museo Omero per Biennale Arteinsieme 2019 con la mostra “Rabarama e i giovani artisti” da giugno a settembre.