Incontro con Giuliano Vangi: facevo copiare i gessi agli studenti

Conversazione aperta con l’artista

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Giuliano, quale rapporto hai con le Marche? E come sei arrivato a Pesaro?
Sono arrivato a Pesaro per insegnare, inizialmente controvoglia. Poi sono rimasto e le cose sono cambiate. È qui che ho conosciuto mia moglie per esempio. 

A quel tempo ero molto giovane, avevo sui ventidue anni, e Pesaro non offriva granché per un giovane. Dopo aver viaggiato molto tra Roma, Milano ed altre città, decisi quindi di spostarmi e andare in Brasile. Ero affascinato ed attratto da questa terra per vari motivi. Lì ho lavorato tantissimo. Ero partito dall’Italia facendo cose astratte, in metallo, perlopiù ferro, e così ho continuato anche là. Il periodo in Brasile mi è servito molto per il mio lavoro. Lavoravo in astratto perché sentivo l’esigenza di abbandonare le forme chiuse e rigide che fin a quel momento avevo avuto, per aprirmi a forme più libere,
forme che si aprissero nello spazio. Saldavo e lavoravo tutto il giorno. Queste forme più sciolte e libere mi sono servite quando, una volta rientrato in Italia, ho ripreso con la figurazione: era un periodo di grande ricerca sull’uomo e – mi son detto – tanto vale rappresentarlo! Ed è così che sono tornato al figurativo. 

Rientrato in Italia ho cominciato poi ad insegnare presso l’Istituto d’arte di Cantù. E qui ho potuto apprendere l’arte dell’intaglio e della lavorazione del legno; arte di cui mi sono successivamente perfezionato ad Ortisei, dove sono andato a lavorare per un mesetto in un laboratorio del legno. Una volta tornato a casa da questa esperienza, ho subito comprato i vari attrezzi e tutto l’occorrente per poter lavorare bene il legno e ho iniziato a produrre sculture con l’arte acquisita.

Ho sempre cercato di apprendere e padroneggiare tutte le varie tecniche scultoree, nella convinzione che ognuna ha un suo senso e la sua importanza. Il buon scultore deve sapere bene il suo mestiere: ogni tecnica gli è fondamentale! Se a Cantù e Ortisei ho appreso l’arte del legno, è a Pesaro che ho imparato bene la terracotta, mentre per quanto riguarda la pietra e il marmo, ho imparato a Carrara. Sono infatti stato lì per ben 15 anni e altri 15 ne ho passati a Pietrasanta. Ho poi lavorato nelle fonderie e ho sempre disegnato tantissimo. Mi piace tantissimo disegnare, soprattutto dal vero. Col disegno dal vero s’impara tanto di più che semplicemente inventando, perché se inventi ciò che rimane sono figure di sole forme e volumi, in cui non circola il sangue dentro!!

Tu hai a casa copie di opere classiche. Che rapporto hai con la scultura classica?
Sì, a casa ho un’opera di Giovanni Pisano, la Maria di Magdala. E ho ordinato la Pietà Rondanini di Michelangelo. Le opere dell’arte classica le ho studiate a fondo quando ero a Firenze, sono cose che ormai si sono sedimentate. È importante esser legati a una tradizione: se dietro le cose che fai c’è la sapienza degli antichi, tanto meglio! Ho anche fatto la tesi di laurea su La scultura a. C. , un lungo periodo storico che ho avuto modo di approfondire parecchio. Molto devo, tra l’altro, all’esperienza fatta presso il Museo Archeologico di Firenze. Era il periodo della guerra e, per tale motivo, era chiuso al pubblico.
Ma io ero riuscito ad ottenere un permesso per poterci entrare e fu così che passai tanto tempo a mirar grandi capolavori scultorei, lì seduto sulla mia seggiolina. Sono cose che guardi, ti ci immergi, poi quando lavori non ci pensi più, ma tutto ti appartiene!

Vangi cosa pensi tu delle copie?
Le copie sono importanti! Se i Romani non ne avessero fatte non ci sarebbe rimasto nulla dell’arte greca per esempio! E poi le copie servono moltissimo alle scuole. Quando insegnavo disegno facevo spesso copiare i gessi agli studenti!

Quando hai cominciato ad insegnare eri già un artista?
Sì, sin da piccolo volevo fare lo scultore e questo ho sempre cercato di realizzare. Ho sempre disegnato tanto e molto lavorato. Il lavoro artigianale è fondamentale.

Per esser artisti è dunque importante esser artigiani?
– Guai a non esserlo!! E’ poi importante disegnare dal vero. Io mi baso sempre dal vero per i miei lavori. Poi però bisogna anche andare oltre con l’immaginazione.. Il vero ti rimane dentro, le cose importanti ti rimangono, mentre quelle superflue e non importanti le elimini e tiri fuori solo l’essenziale.

E la scelta dei materiali? Viene prima il materiale o il soggetto?
La scelta del materiale è sempre successiva, dipende dal tipo di soggetto. Se per esempio devo fare una figura che corre ricorrerò al bronzo, se invece devo fare una cosa più serrata userò il marmo eccetera.. Ogni materiale ha il suo perché.
Solitamente prima di arrivare all’opera finale faccio una serie di bozzetti e studi dell’opera. Poi li copro e per un po’ di tempo non li guardo più. Quando decido che è il momento giusto, li riscopro e vedo che effetto mi fanno: così facendo riesco a vedere il lavoro per ciò che è e a capire se funziona o no.

Hai mai avuto qualcuno a bottega?
No, quando disegno ho bisogno di silenzio e se ci fosse un’altra persona mi distrarrei. Però quando lavoro il marmo collaboro con tanti artigiani e non sono mai solo!

E il rapporto con la musica?
– Mi piace moltissimo la musica, fin da piccolo sono andato a molti concerti e ho avuto la fortuna di avere dei bravi insegnanti. Ascolto la classica e apprezzo molto la musica popolare, come quella sarda e siciliana ad esempio. Ho poi due figli che suonano entrambi, l’uno il violoncello l’altro il pianoforte: in casa nostra la musica c’è sempre stata! Però quando lavoro non l’ascolto mai.

Mostre in programma?
Ho concluso da poco quella al MACRO, è stato molto stancante per cui ora ho bisogno di stare un po’ tranquillo… Sto però facendo delle sculture per me e una per la Corea con il rosa del Portogallo.

Giuliano qual è l’opera più grande che hai fatto?
La scultura di San Tommaso d’Aquino. È alta 9,5 m, senza contare il piedistallo! Dentro è vuota, per realizzarla mi sono fatto aiutare da mio figlio ingegnere. L’ho realizzato con una pietra locale simile al travertino ed ora è stata collocata nelle vicinanze del paese natale del Santo. Un’altra molto grande ne avevo fatta per la Corea ed era lunga 12 m. Eh sì, ho lavorato tantissimo, è ora che vada in pensione!