Il punto su Toccare la bellezza. Di Aldo Grassini

Presidente del Museo Omero

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La mostra “Toccare la bellezza” ha chiuso i battenti l’8 marzo presso il Museo Tattile Statale Omero di Ancona per riaprirli il 28 marzo al Palazzo delle Esposizioni a Roma. A cose fatte possiamo affermare con un pizzico di orgoglio che si tratta di una scommessa vinta. Perchè una scommessa? Bruno Munari e Maria Montessori vivono in periodi diversi e solo parzialmente coincidenti e in vita non si sono mai incontrati. D’altra parte, non sono mai stati abbinati in una mostra. L’ha fatto per la prima volta il Museo Omero e non si è trattato di un’operazione facile. Questi due importanti personaggi della cultura del Novecento si sono mossi in ambiti diversi: una scienziata (medico/pedagogista) l’una, essenzialmente un artista l’altro.
Ma questa mostra è riuscita ad evidenziare importanti affinità: l’attitudine a rompere gli schemi e ad abbattere alcuni tabù culturali, l’attenzione, anzi l’amore per il mondo dell’infanzia, l’interesse per le straordinarie risorse di tutti i sensi, non soltanto della vista, e la valorizzazione della loro specificità nel promuovere la crescita della mente e infine l’ammirazione per le potenzialità estetiche che ognuno dei sensi, e in particolare il tatto, è capace di esprimere.
Il pubblico, numeroso ed entusiasta, ha compreso che l’obiettivo non era tanto quello di far conoscere questi due protagonisti (che non hanno certamente bisogno di una tal promozione), ma di riscoprire la tattilità sotto la guida dei nostri due Autori.
Se qualcuno volesse sostenere che il Museo Omero con questa operazione ha cercato di assoldare Munari e Montessori sotto le sue bandiere, bisognerebbe riconoscere che un po’ di ragione l’avrebbe! E’ questa la battaglia culturale che il Museo Omero conduce da alcuni anni: contestare al senso della vista il monopolio sulle arti e restituire alla tattilità la nobiltà e il rispetto che la nostra tradizione culturale le ha negato.
Il tatto è uno strumento cognitivo insostituibile. Alcune qualità della materia non sono percepibili fuori del suo perimetro: il peso, la temperatura, la consistenza in tutte le loro determinazioni sono parole vuote al di fuori della percezione tattile. E la mostra di Munari e Montessori ci offre mille esempi di questa verità. La bellezza del toccare, di stabilire un rapporto affettivo con le cose e il piacere del contatto con i diversi materiali balzano fuori in quella miriade di piccoli oggetti di tutte le fogge, di tutte le forme, nei giochi al limite delle normali condizioni percettive, nella gioia della scoperta delle sfumature sensoriali, dei possibili usi, delle possibili combinazioni.
E tutto questo è bello: una bellezza che si tocca, una bellezza che stravolge tutti i canoni dell’approccio all’arte puramente visivo per ritrovare un rapporto nuovo seppur primordiale con la natura la quale non è fatta solo di immagini visive e vuol recuperare la sua fisicità, raffinata e nobilitata dalla relazione strettissima col concetto che ad essa dà luce e da essa trae concretezza.
E’ questa un’estetica nuova che segna l’apertura di un nuovo capitolo nella storia dell’arte e getta le fondamenta di un’arte multisensoriale e di un modo nuovo di proporla alla fruizione, trasformando radicalmente la museologia
La mostra di Ancona si è infatti proposta come qualcosa di assolutamente diverso dalle più tradizionali mostre d’arte. Questa volta non basta guardare: si entra in un dialogo attivo con gli Autori e con gli oggetti; si toccano, si usano, si gioca con essi, si prova a capirne il meccanismo concettuale che li mette in rapporto tra loro, a riprodurlo, a correggerlo.
Questa visita può durare anche a lungo e rappresenta un’esperienza piena di multiformi implicazioni, non escluse quelle genuinamente estetiche.
Ultima considerazione, ma non certo la meno importante: ecco una mostra accessibile. Valorizzare tutti i sensi significa offrire a tutte le persone una possibilità di accesso, anche a quei soggetti che devono fare i conti con qualche deficit sensoriale. Toccare la bellezza non esclude nessuno. Un unico traguardo viene raggiunto: quello dell’arte e quello della democrazia.