di Andrea Socrati.
Con la mostra “L’ombra vede”, protagonista Enzo Cucchi, uno dei più importanti e significativi artisti contemporanei, il Museo Omero ha inteso dare vita ad un evento culturale totalmente accessibile, originale ed inedito. Le modalità di valorizzazione, di comunicazione e di relazione con l’opera d’arte, insieme alla progettazione di un ambiente espositivo esperienziale e coinvolgente, costituiscono delle innovazioni rispetto ai canoni della tradizionale museologia.
In merito alla fruizione dell’opera d’arte, il progetto artistico intende innanzi tutto proporre e valorizzare la multisensorialità quale via privilegiata per ripensare l’incontro con l’opera d’arte. Quaranta sculture dell’artista marchigiano attendono il pubblico per dare vita ad un incontro intimo, che passa attraverso la tattilità ed il sentire corporeo.
È innegabile che il nostro rapporto con la realtà, e di conseguenza con l’arte, subisca un costante impoverimento nel momento in cui la relazione si affida pressoché esclusivamente alla vista, dimenticando, se non anestetizzando, gli altri sensi. Siamo nell’era della “Realtà Aumentata” dove all’uomo sembra concesso di aprire mondi nuovi, che purtroppo, però, sono spesso effimeri, virtuali e comunque basati pressoché esclusivamente sul canale visivo. Per aumentare veramente la relazione con la realtà è necessario un approccio multisensoriale. Dimenticare le possibilità percettive oltre la vista significa rinunciare ad una gran parte di informazioni e di stimoli che provengono dal mondo e dall’ambiente vissuto, ed il caso del tatto, nel contesto museale, è eclatante. Nei musei e nelle mostre d’arte vige spesso e volentieri il “divieto di toccare”.
Questo significa in primis escludere a priori le persone con disabilità visiva, che fanno del tatto il principale canale di conoscenza della realtà, negando loro il diritto di fruire e godere dell’arte e della bellezza.
Un’esperienza estetica affettiva
Il progetto artistico “L’ombra vede”, di comune accordo con l’artista, punta decisamente sull’opera plastica; le sculture realizzate con materiali diversi possono essere fruite tattilmente non solo dalle persone non vedenti ma tutto il pubblico. Ecco che da un’esigenza di un numero ristretto di persone, quelle con disabilità visiva, emergono nuove possibilità che vanno ad arricchire l’esperienza di tutti. Il canale tattile offre una vasta gamma di informazioni e di sensazioni che sono precluse alla vista.
Una scultura ha tanto da raccontare non solo attraverso la forma ma anche attraverso i materiali che l’artista ha utilizzato, attraverso la texture delle superfici, la geometria dei piani, la consistenza, la temperatura, tutti aspetti che richiedono un approccio tattile e multisensoriale. È innegabile che un dialogo con l’opera d’arte di questo tipo, intimo e coinvolgente, è capace di amplificare il sentimento affettivo che passa in larga parte proprio attraverso il rapporto tattile, consentendo di vivere a chiunque un’esperienza estetica intensa e nuova.
Naturalmente, il toccare un’opera d’arte assume le stesse caratteristiche del tocco affettivo tra le persone. Diviene un accarezzare che instaura con l’opera una relazione gentile, intima, corporea.
Per comprendere appieno un’opera, racconta Enzo Cucchi, “bisogna vederla solo al buio; perché le cose si conservano all’ombra e al buio” e per guardare il mondo, aggiunge, “si dovrebbe mettere la testa per terra, come le zucche, e le mani sulle cose.” Tante cose non si vedono e non si apprezzano con gli occhi: rimangono nell’ombra e nel buio. È necessario “metterci le mani”.
Un particolare ambiente al buio è stato allestito negli spazi della mostra con lo scopo di far vivere al pubblico un’esperienza unica. Una grotta di sei metri per tre, ispirata ad una scultura dell’artista, ospita tre opere di altrettanti materiali diversi, da esplorare unicamente attraverso le mani. Una sorta di percorso di iniziazione per risvegliare i sensi sopiti e per prenderne consapevolezza delle potenzialità del nostro corpo e della nostra sensorialità. Un percorso propedeutico ad una fruizione multisensoriale delle sculture in mostra, per vivere pienamente l’incontro con l’arte.
Immaginario poetico e manualità: dal teschio al ditale
La valorizzazione della multisensorialità è già espressa e comunicata attraverso un originale invito alla giornata inaugurale della mostra, avvenuta il 15 dicembre 2024. L’invito presenta un’immagine visiva e tattile allo stesso tempo, con il testo scritto ad alta leggibilità ed in Braille. Alle estremità di un cordoncino sono applicati un piccolo teschio, simbolo caratteristico dell’immaginario poetico dell’artista, e un ditale. Quest’ultimo è stato voluto da Enzo Cucchi come ulteriore rimando alla tattilità e alla manualità.
Venendo all’organizzazione dello spazio che ospita la mostra, esso è suddiviso in ambienti particolarmente scenografici, finalizzati ad una narrazione inclusiva e coinvolgente della poetica dell’artista. Possiamo definirli set teatrali, dove gli attori protagonisti sono le opere d’arte, in attesa del pubblico per dare vita allo spettacolo. Coinvolgimento e partecipazione attiva sono le parole d’ordine.
Abbiamo già parlato della grotta al buio, chiamata la “Grotta degli idoli”, la quale caratterizza un primo set teatrale, insieme ad una selva costituita da alberi a dimensioni reali, anch’essi ispirati alle opere dell’artista. È un rimando ad un’umanità primordiale, genuina, all’inizio del suo percorso, ancora priva di quelle sovrastrutture e di quelle maschere che caratterizzano la società attuale.
Tema che si ripete con un secondo ambiente che rievoca l’aia di campagna e la vita rurale, fonte di ispirazione di Enzo Cucchi, anche attraverso le testimonianze del padre contadino raccolte da Brunella Antomarini in un interessante scritto intitolato “Il grano”.
Giuseppe Cucchi racconta di una vita dove il corpo ed i sensi sono al centro dell’esperienza umana, in simbiosi con la terra, con gli animali, con i ritmi della natura; una vita fatta di fatiche, di riti e di celebrazioni collettive, capaci di creare solidi legami sociali.
Gli odori segnano la geopolitica del cuore
Scrive Giuseppe Cucchi: “Sentivi gli odori, sempre, gli odori di tutto, della pioggia e dell’erba e della terra e delle piante e delle bestie. Ogni cosa aveva il suo odore. Per questo ti attaccavi alle persone e alle cose, perché l’odore ti entrava dentro. Quando non hai odore, come oggi, non ti leghi a niente e ti liberi di tutti con facilità perché tutti odorano allo stesso modo.”
La presenza di sedute e tavoli in questo spazio dedicato all’aia consente al pubblico una sosta, per vivere il tempo della mostra in maniera diversa e produttiva, aumentando il piacere, la relazione interpersonale e le opportunità di apprendimento e di conoscenza.
Potranno essere consultati cataloghi dell’artista, lette alcune sue poesie, acquisite conoscenze sul tema della tattilità nell’arte e si potranno conoscere ulteriori itinerari da vivere all’interno della nostra Regione per scoprire altre opere dell’artista.
Quest’ultima tematica è pensata anche nell’ottica di promuovere la conoscenza dei territori di riferimento, creando valore aggiunto e identitario, in sinergia e con il coinvolgimento di altre realtà locali e culturali a cominciare, ad esempio, dal Comune di Morro d’Alba, paese natale dell’artista. A tal fine è stata realizzata una particolare mappa visiva e tattile con i luoghi delle Marche che ospitano opere di Cucchi.
Un terzo ambiente ricostruisce l’atelier dell’artista, luogo dove il ricco e originale repertorio di immagini prende forma. Immagini che non si prestano ad una interpretazione univoca ma che, al contrario, sono caratterizzate dalla polisemia con rimandi a simbologie antiche che sconfinano nel misterioso pensiero esoterico e dimorano in quello che Jung chiamava l’inconscio collettivo. Un percorso interpretativo e di riflessione che il pubblico è chiamato a concretizzare attraverso la realizzazione della propria “Grotta degli Idoli”, nello spazio attiguo all’atelier, dedicato alla manualità e alla creatività.
La comunicazione e la narrazione della mostra è diversificata e multimodale, risultando inclusiva e accessibile a tutti i pubblici.
L’importante collaborazione con RAI Pubblica Utilità ha portato alla realizzazione di un video informativo totalmente accessibile, con audio, sottotitoli e traduzione in Lingua dei Segni Italiana.
Una presentazione della mostra dedicata alle persone con bisogni comunicativi complessi è stata realizzata utilizzando le strategie della Comunicazione Aumentativa Alternativa, grazie alla collaborazione con un professionista del settore.
Infine, sono stati studiati particolari iniziative e laboratori educativi e didattici, naturalmente inclusivi, rivolti alle scuole, alle famiglie e al pubblico adulto, finalizzati a vivere momenti di socializzazione e apprendimento e a favorire la conoscenza del mondo poetico dell’artista marchigiano.