Elogio al Cilento: una cronaca sensoriale

di Monica Bernacchia.

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Ci sono luoghi fortunati come la terra “al di qua del fiume Alento”: monti verdi fino al mare ambìti da molti popoli per la possibilità di coltivare, pascolare, arroccarsi sulle alture per difendersi, commerciare nelle vie di fiume e di mare. Di questa terra ho provato a farne un ritratto in cui tutti i sensi avessero pari merito perché il mio viaggio di formazione al Sud è stato in effetti ricco, avvolgente e totale.

Ascolto

La Via Silente è un tracciato per i viaggiatori di oggi e il silenzio è uno dei tratti che mi ha colpito in questa vacanza, il silenzio dei borghi, il silenzio serale nel mio appartamento, in alto, con vista sul golfo di Palinuro e il chiarore della luna a sbiancare il nero del mare.

Ma al silenzio si sono alternati i racconti competenti e appassionati delle guide che ho incontrato. Fiorenza, precisa e simpatica, che ci ha guidati tra i templi greci di Paestum, sostando saggiamente di volta in volta all’ombra; Gisella che ci ha accompagnati al borgo fantasma di San Severino, cosmopolita e amante delle proprie radici, anima di “Cilento for travellers”; Silvana, una custode generosa, narratrice per vocazione, che ci ha fatto viaggiare nella storia al Castello Angioino Aragonese di Agropoli.

Il Cilento è terra di culture e di popoli venuti via terra e via mare: qui si sono incontrati e scontrati.
Greci, lucani, romani, longobardi, saraceni, normanni, francesi, spagnoli, piemontesi. I nomi dei monti e dei borghi lo testimoniano, come la lingua, un miscuglio di sonorità. Devo ringraziare queste guide appassionate, cui aggiungo la cordialità di Antonio, il nostro nocchiero nella gita in barca lungo la costa di Palinuro, la gentile accoglienza dello staff dell’Oasi WWF di Morigerati e del custode alla Certosa di Padula.

Vista

I miei occhi si sono riempiti del cerchio arancione in discesa sulla linea d’orizzonte tirrenica, dei colori di un mare pulito – azzurro, turchese, blu cobalto – del verde alle sue spalle, ovunque, di gialle pareti scoscese, tagliate da gole, anfratti e grotte marine e montane: grotte abitate nella preistoria e poi rifugio di briganti.

E poi la luce, dolce e sensuale quella serale dopo il fuoco del tramonto, frizzante e tenue quella mattutina, carica e pesante quella del mezzodì. E la luce pomeridiana che nella grotta Azzurra di Palinuro, attorno alle 16:00, sbuca da sotto offrendo, a quanto detto, l’azzurro più intenso e glaciale.

Tra le piccole scoperte dei nostri occhi cacciatori: i ricci di mare e una grande varietà di pesci difficili da nominare, a parte le occhiate, un nido di rondini sotto un arco d’ingresso a Morigerati, ragnatele imperlate d’acqua e grosse lucertole di montagna.

Gusto e olfatto

Tra gli odori i più persistenti: il fresco dei limoni, a far gioire la tavola, il profumo del finocchietto selvatico abitante del borgo fantasma di San Severino, un sentore agreste di canne secche appena arrivati al lido delle Saline. Quando si è circondati dal verde, l’aria si carica di una densità odorifera che si mescola alla sapidità del mare.

La bocca inutile dirlo. A “La Dispensa di San Salvatore” tutto buono e yogurt eccellente. La pianura di Paestum è una sequenza continua di “fattorie alla bufala”. Certamente abbiamo speso il giusto e mangiato bene alla “Locanda dei Trecento” dove il cibo è stato reso più saporito dalla cortesia.
Al Ristorante “Galietti” di Foria abbiamo esplorato la tenerezza della carne e la croccantezza di piccoli gamberi. E il bar Monique di Policastro Bussentino, a cui ho dato immediata fiducia grazie al nome, non mi ha affatto delusa, anzi ha vinto il mio personale premio come miglior caffè macchiato della vacanza: spumoso, soffice, non bruciato, preparato con cura. Che ci siamo portati a casa? I taralli zuccherati, l’olio, il caffè Cilento, mozzarelle di bufala, le frisedde Pietro Cava.

E passiamo al tatto

Mi ha accolto un mare pulito e caldo, un mare con cui il mio corpo si è trovato subito in sintonia.

I primi giorni di mare piatto abbiamo nuotato tra i pesci di Ficocella, visibili ad occhio nudo tra gli scogli, ci siamo tuffati dalla barca davanti alla spiaggia del Buon dormire, un’ebbrezza memorabile. Poi ci siamo spinti in Basilicata lungo la costa di Maratea, che meriterebbe un’intera vacanza. A Fiumicello, inaspettate correnti fredde rendono il bagno più frizzante. Poi giù in Calabria, a Praia a Mare: sassi neri e grigi sul fondo e il sollievo di un’acqua trasparente.

Quando il mare si è mosso a causa del vento di tramontana abbiamo affrontato le onde risucchianti alle Saline, trovato zone più protette a Marina di Camerota e al Lido Marinella, camminato per i vicoli dei borghi tra gatti, rondini, panorami e storia scritta dai muri e sui muri – Camerota, Pisciotta, Padula: castelli, palazzi baronali, moti rivoluzionari, lo sbarco dei Trecento a Sapri. Abbiamo salutato il Cilento ad Agropoli con un’acqua di nuovo calda e trasparente alla baia Trentova.

Alcune curiosità naturali e storiche

Il caffè è entrato a Salerno e nel Cilento dall’Arabia due secoli prima della scoperta dell’America a seguito di un pagamento commerciale; nella tomba del fondatore greco di Paestum, che i romani lasciarono intatta, gli archeologi rinvennero ben conservato in vasi di terracotta chiusi con la cera, il cibo degli dei: il miele; il monte Bulgheria dietro Palinuro si chiama così per i mercenari bulgari venuti al soldo dei Longobardi nella guerra greco-gotica, qui si stabilirono anche i monaci basiliani in fuga dall’iconoclastia scoppiata in Grecia nel 700; San Francesco è arrivato anche in questa terra facendo la cosiddetta predica ai pesci in uno scoglio sotto Agropoli.
Vengo via con una domanda: cosa sarebbe oggi il Sud se fosse riuscito l’intento di creare la Repubblica Napoletana?

Altre inezie di gioia

Immergere i piedi alla foce del fiume Lambro nel punto in cui incontra il mare al lido Marinella; la frescura in riva al fiume Bussento, che sbuca da una grotta dopo un viaggio sotterraneo impossibile da esplorare per gli speleologi all’oasi WWF di Morigerati, entrare nel cosiddetto tempio di Poseidone a Paestum e toccare una colonna dorica.

Ringraziamenti

Grazie anche alla mia collega napoletana Donatella per alcune imprescindibili dritte. Lavorare al Museo Omero ha certo influito sulla voglia di raccontare al meglio per tutti la mia esperienza, arricchendola di senso, e ha influito sull’attenzione posta al lavoro dei miei colleghi nei vari luoghi della cultura che ho visitato: laddove trovo professionalità e accoglienza mi sembra sempre doveroso ringraziarli.
Per inciso ho trovato l’area archeologica di Paestum ben attrezzata per il pubblico con disabilità.