Cambiamo il punto di vista. Monica Bernacchia intervista Elena Martinelli

Ascolta il vocale (mp3, 15 MB)

Elena Martinelli, Presidente Fondazione Alfredo Catarsini 1899 – Professore associato, Scienze Motorie, Università degli Studi di Firenze.
Intervista di Monica Bernacchia.

Introduzione e scopo del progetto

“Cambiamo il punto di vista!” è una sfida, un progetto di inclusione sociale attraverso un laboratorio motorio esperienziale e multisensoriale per avvicinare le persone ipovedenti e i ciechi acquisiti alla fruizione delle immagini e dell’opera d’arte al fine di migliorare la loro salute e la qualità di vita.

Si pone l’obiettivo di studiare l’influenza dell’attività motoria sulla percezione sensoriale per permettere alle persone con disabilità visiva acquisita, la possibilità di migliorare le proprie capacità e apprendere nuove abilità. Essendo il proponente la Fondazione Alfredo Catarsini 1899 che prevalentemente si occupa d’arte, il progetto intende sfruttare le arti figurative come mezzo per valutare gli oggettivi risultati ottenuti attraverso esercitazioni fisiche appositamente studiate per potenziare la percezione sensoriale e cognitiva (Riattivazione sensoriale su base motoria metodo C.A.MO.).

Secondo la sua esperienza come si modificano gli stili di vita in una persona non vedente e ipovedente?

Anche se si è in grado di utilizzare alcune informazioni visive, si possono presentare problemi nel riconoscere i colori, leggere, mettere a fuoco l’immagine. Spesso si è costretti a cambiare lavoro e ad adattare l’ambiente domestico alle nuove esigenze. Lo sforzo per il soggetto è grande ed ogni insuccesso tende a farlo regredire, a renderlo rinunciatario. Le principali conseguenze investono la sfera emotiva, psicologica e motoria del soggetto; anche se il soggetto è predisposto a nuove iniziative il suo entourage familiare può reagire in modo iperprotettivo che provoca sedentarietà, isolamento, riduzione di stimoli, con tutto quello che ne consegue.

Il deficit visivo condiziona il modo in cui le persone acquisiscono informazioni dall’ambiente e si relazionano ad esso e si determina una modificazione dei processi percettivi e una differente modalità di acquisizione delle informazioni. Queste persone possono però raggiungere una qualità della vita soddisfacente, attraverso strumenti specifici per utilizzare le capacità visive residue e compensare la carenza di informazioni; ci sono metodologie non solo per stimolare gli altri sensi ma anche per creare nuovi percorsi fin ora inesplorati, come l’impiego della motricità adattata di cui ci occupiamo noi.

Quali danni può provocare la sospensione o la fortissima riduzione della vista nel sistema nervoso centrale?

La mancanza della vista è in genere compensata, almeno parzialmente, da olfatto, udito e tatto.
A renderlo possibile è la naturale capacità del cervello di modificarsi in funzione delle esperienze (neuroplasticità).

Ma cosa cambia nel cervello dei non vedenti?
Una ricerca, guidata da neuroscienziati dell’Eye and Ear Infirmary di Boston e pubblicato su PLOS One nel 2017 su persone cieche dalla nascita, ha evidenziato modificazioni funzionali e strutturali nel cervello di soggetti con cecità congenita: i cambiamenti sono molto più estesi di quanto creduto e riguardano non solo l’area della corteccia occipitale normalmente dedicata all’elaborazione delle immagini ma anche zone preposte a funzioni cognitive superiori, come la memoria e il linguaggio che si riducono, rispettivamente, in volume e spessore.
Un altro studio sulle conseguenze del glaucoma, condotto dall’Università di Siena nel 2016, ha evidenziato che il processo neurodegenerativo potrebbe non essere limitato al sistema visivo, ma può invece coinvolgere anche altri sistemi cerebrali.

Dunque sappiamo che in assenza di stimoli visivi il cervello si modifica, ma ancora si sta studiando quali nuove connessioni vengano formate, e dunque come si può intervenire per potenziare le capacità di interazione con l’ambiente. Comunque è noto che il potenziamento delle abilità dei non vedenti dipende dall’attività, dall’esercizio pratico. La nostra scommessa è proprio di valutare quanto in una persona cieca acquisita, si possano limitare i danni al cervello e quanto essa possa essere facilitata attraverso la Riattivazione sensoriale su base motoria metodo C.A.MO., nell’acquisizione di nuove abilità (come l’utilizzo dei sistemi informatici, delle mappe sensoriali, ecc.).

Come si modifica la memoria visiva nella persona cieca e non vedente?

Si è detto che le aree preposte all’elaborazione delle immagini e alla memoria visiva si riducono, rispettivamente, in volume e spessore. Ma si sa che le capacità mentali possono essere migliorate con l’esercizio e che esiste un fenomeno di compensazione (vicarianza) molto efficiente quando viene a mancare una capacità sensoriale. I non vedenti tendono a utilizzare strategie di memorizzazione sensoriale nelle circostanze della vita quotidiana, e perciò ad allenare al massimo questa capacità della mente, dimostrando una maggiore memoria complessiva.

Inoltre i ciechi sono in grado di sognare delle immagini, anche quando non hanno avuto alcuna esperienza visiva di queste. Ne teniamo conto nelle nostre esercitazioni di attivazione dei processi percettivi attraverso la stimolazione di funzioni cognitive superiori (come l’astrazione, la memoria, il linguaggio, l’immaginazione) che elaborano lo stimolo e lo interpretano.
Infatti chi non vede ha comunque le competenze sufficienti, seppur ridotte, per farsi un’immagine mentale di qualcosa mai vista. Inoltre gli input linguistici hanno un ruolo considerevole per integrare e completare le informazioni che i ciechi raccolgono attraverso gli organi di senso, da qui la nostra ricerca di codificare il modo di illustrare una immagine (che sia opera d’arte o cartellonistica pubblicitaria) in modo che il soggetto possa meglio comprendere, imparare e trarre vantaggio acquisendo uno stesso schema descrittivo.

Che cosa quindi si può fare secondo lei per potenziare la percezione sensoriale e cognitiva?

L’occhio è organo esterocettivo ma è altresì la principale fonte della sensazione cinestetica diretta al Sistema Tonico Posturale che la trasmette al Sistema Nervoso Centrale; permette di comprendere le distanze, la prospettiva e di acquisire le coordinazioni oculo-manuali e spazio-temporali.

Le problematiche visive, a carico degli organi di senso o del cervello, totali o parziali, determinano conseguenze nel sistema percettivo e motorio e provocano la modificazione della postura proprio per la serie di collegamenti tra il sistema visivo e le strutture e costituenti il sistema di regolazione della postura statica e dinamica. Visione e postura sono due meccanismi all’interno di un unico processo percettivo, la nostra scelta didattica dunque si basa sul riequilibrio posturale ottenibile con esercitazioni pratiche.
Riguardo alle alterazioni posturali acquisite per disturbi visivi le principali sono: dorso curvo, capo proteso avanti e spalle anteriorizzate, con conseguente mal distribuzioni dei carichi soprattutto sulla colonna vertebrale, il bacino e gli arti inferiori; apertura della base d’appoggio dei piedi, diminuzione dell’ampiezza del passo e irrigidimento dell’articolazione della caviglia, alterata deambulazione, perdita dell’equilibrio e stanchezza con conseguente irrigidimento articolare e perdita di forza generale.

Tutte queste modificazioni, unitamente alla sedentarietà, innestano un circolo non virtuoso che determina riduzione delle capacità motorie, cronicizzazione della difficoltà di movimento, di equilibrio e di orientamento, paura e inadeguatezza. Il mio consiglio è di “giocare d’anticipo”: il tempo del peggioramento è un periodo prezioso, non si deve indugiare ma impiegarlo subito con proposte che impegnino il soggetto attraverso un percorso di Riattivazione sensoriale su base motoria metodo C.A.MO..

Il contributo delle Scienze Motorie è determinante per stimolare, attraverso strategie propriocettive, la conoscenza del proprio corpo e della propria postura statica e dinamica, utilizzando esercitazioni che interessano tutto il corpo, a cominciare dall’appoggio plantare, l’assetto dell’arto inferiore e del bacino e gli atteggiamenti della colonna vertebrale, fattori che condizionano l’equilibrio e la distribuzione dei carichi in stazione eretta e nella deambulazione.

Le strategie percettivo-cognitivo su base motoria sono efficaci e alla portata di tutti in età evolutiva, adulta e anziana e attraverso il lavoro personalizzato si riescono a modulare le afferenze sensitive e le risposte fino ad ottenere la modificazione dello schema posturale a livello del Sistema Nervoso Centrale.

La consapevolezza posturale è una “abilità motoria”, che produce effetti importanti: aumentano la forza, la resistenza e l’elasticità, lo stato di benessere che il movimento produce in tutti noi e, di conseguenza, si acquisisce maggiore fiducia in se stessi e nelle proprie capacità, Con questa procedura si creano i presupposti per facilitare l’apprendimento anche di nuove acquisizioni come, nel nostro caso, l’utilizzo di attrezzature e strumentazioni per la reinterpretazione dell’immagine e dell’opera d’arte… ma non solo!