Opera: Testa dello pseudo Seneca

Copia di scultura

Testa dello pseudo Seneca (copia in gesso)

Copia

Dimensioni
33 cm in altezza
Tecnica
calco al vero
Materiale
gesso alabastrino
Spazio
Mimica del volto umano
Itinerante
Quest’opera fa parte della sezione itinerante.

Originale

Data
fine del I secolo a.C.
Periodo
Greco
Dimensioni
33 cm in altezza
Materiale
bronzo
Luogo
Napoli, Museo Archeologico NazionaleSi apre in una nuova finestra

Foto: Maurizio Bolognini. Proprietà: Archivio Museo Tattile Statale Omero.

Descrizione

“In virtute posita est vera felicitas”.(La felicità vera è nella virtù.), Lucio Anneo Seneca.

Lo Pseudo-Seneca è una testa romana in bronzo della fine del primo secolo avanti Cristo e conservata presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Nella sezione “Bello e Accessibile” del Museo Omero è presente un calco al vero in gesso, alto circa 33 centimetri.

La testa ritrae una personalità di rango del mondo classico. Il volto rileva l’età avanzata del personaggio. Il viso è scarno e segnato da rughe. La fronte è coperta dalla capigliatura caratterizzata da lunghe ciocche scomposte. Si possono percepire occhi grandi, messi in risalto da un profondo incavo oculare, alla cui sommità si riconoscono le sopracciglia. Le profonde rughe d’espressione solcano le guance e conducono ad una barba incolta che ricopre il viso in modo irregolare fino a raggiungere le orecchie. La bocca è dischiusa, piuttosto sottile in un’espressione di concentrazione. In realtà, si tratta di un ritratto ellenistico di un greco ignoto.

Fu scoperto ad Ercolano nel 1754. Altri esemplari invece furono ritrovati qualche anno prima a Roma ed entrarono a far parte della collezione Farnese.
Questo ritratto venne attribuito a Seneca per la prima volta da Fulvio Orsini nel suo libro “Illustrium Imagines” (Immagini illustri) nel 1598. L’opera, appartenente alla collezione del cardinale Farnese, fu comparata da Orsini ad un’altra testa simile della collezione del cardinale Maffei con la legenda “Seneca”; Orsini la interpretò, quindi, come il ritratto del filosofo romano.
Nonostante la protesta di Winckelmann, questa denominazione ebbe valore incontrastato per più di due secoli, finché nel 1813 fu trovato a Roma un ritratto testimoniato da un’iscrizione antica, considerato l’autentico ritratto di Seneca.

Ad oggi non si è riuscito a trovare un’interpretazione sicura del tipo in questione, si è convenuto denominarlo Pseudo-Seneca. L’identità del personaggio resta tuttora incerta. Si conoscono 46 repliche di questo tipo di ritratto, tutte rinvenute in Lazio e Campania, tra le molte attribuzioni, ci sono i nomi di Esiodo, Callimaco, Apollonio Rodio ed Esopo.