Opera: Segni, bronzo
Scultura originale
Originale
- Autore
- Loreno Sguanci
- Data
- 1994
- Periodo
- Novecento
- Dimensioni
- 62 cm in altezza, 34 cm in larghezza, 8 cm in profondità
- Tecnica
- fusione, patinatura
- Materiale
- bronzo
- Spazio
- '900 e Contemporaneo
Foto: Maurizio Bolognini. Proprietà: Archivio Museo Tattile Statale Omero.
Descrizione
“La mano traccia dei segni perché probabilmente l’uomo è un segno”, Aldo Grassini su Loreno Sguanci.
“Segni” è una scultura astratta in bronzo patinato, di colore bruno, realizzata da Loreno Sguanci nel 1994. L’opera, poggiante su una base in legno, si presenta come una sorta di stele: una lastra verticale (alta 62 centimetri), con la sommità a semicerchio, decorata con figure geometriche su entrambi i lati.
Sul lato frontale la decorazione si sostanzia di linee, cerchi, linee, quadrati, rombi, triangoli di diverse dimensioni e proposti in varie combinazioni, quasi sempre a rompere accennate simmetrie.
Al centro della facciata, nell’intersezione tra due marcate linee perpendicolari, fuoriesce una piramide di 1 centimetro di altezza, un indicatore di orientamento per la nostra mano.
La piramide è il fulcro di un ampio cerchio (con il raggio di 4 centimetri) poggiante su altro un cerchio delle stesse dimensioni, entrambi centrali rispetto ai reticolati di piccoli triangoli, quadrati, rombi che animano quasi tutta la superficie. Questi, delle dimensioni di circa 1-2 centimetri, a volte sono a rilievo, altre volte incisi, in alcuni casi scavati nel bronzo.
La parte in alto a sinistra dell’opera è lasciata quasi disadorna, mentre quella destra è volutamente grezza e ruvida.
Sul retro l’artista ha inciso una griglia di rette orizzontali e verticali e due diagonali che si intersecano al centro dell’opera. Un motivo di piccoli rombi e triangoli analogo a quello sul fronte decora lo spazio a fianco ad alcune rette. I vari elementi geometrici possono ricordare gli alfabeti arcaici prodotti in Egitto e in Mesopotamia, oppure la superficie di un pianeta, un improbabile paesaggio lunare, o un codice segreto.
L’opera è molto interessante da un punto di vista tattile: la mano può percepire il movimento creato dalla lavorazione delle superficie bronzea in un alternarsi ritmato di pieni e vuoti, parti lisce e ruvide.