Opera: Ritratto di Michelangelo

Copia di scultura

Ritratto di Michelangelo (scultura in gesso)

Copia

Dimensioni
46 cm in altezza
Tecnica
calco al vero
Materiale
gesso alabastrino
Spazio
Mimica del volto umano
Itinerante
Quest’opera fa parte della sezione itinerante.

Originale

Autore
Daniele da Volterra
Data
1564
Periodo
Rinascimentale
Dimensioni
46 cm in altezza
Materiale
bronzo
Luogo
Firenze, Galleria dell'AccademiaSi apre in una nuova finestra

Foto: Maurizio Bolognini. Proprietà: Archivio Museo Tattile Statale Omero.

Descrizione

“Egli lavorò tutto il sabato, che fu inanti al lunedì che s’ammalò; lavorò tutto il sabato della domenica di carnevale, lavorò in piedi, studiando sopra quel corpo della Pietà”, Daniele da Volterra.

Nello spazio dedicato alla sezione “Bello e Accessibile” del Museo Omero è presente un calco al vero in gesso della testa di Michelangelo Buonarroti, realizzato da Daniele da Volterra, di circa 46 cm.

Il busto di Michelangelo, in bronzo, lo si può ammirare alla Galleria dell’Accademia di Firenze, insieme ad altre repliche in bronzo. Michelangelo muore il 18 febbraio 1564 a Roma nella sua casa-studio. Lionardo Buonarroti, erede e nipote di Michelangelo, affida la commissione del ritratto del maestro a Daniele da Volterra, l’artista che gli resta vicino fino agli ultimi istanti e ricava l’impronta del volto dalla maschera funebre.

Capelli riccioluti e una barbetta incorniciano il viso. La fronte è alta e contrassegnata da rughe, le sue tempie sono leggermente accentuate e protese oltre le orecchie. I suoi occhi sono piccoli e sporgenti dall’orbita. Lo sguardo è triste e allo stesso tempo tagliente. Il naso è segnato e spezzato da pugno sferratogli durante l’adolescenza. La bocca, nascosta dalla barba, è chiusa e con gli angoli rivolti verso il basso.

Si narra che Michelangelo non fosse un uomo di bell’aspetto, con la testa sproporzionata e un corpo quasi scheletrico. Schivo, amante della solitudine, energico e passionale, possiede una forza di volontà selvaggia diretta verso un solo scopo, l’arte. E solo Daniele da Volterra, passato alle cronache come il “Braghettone” per essersi occupato di censurare il “Giudizio Universale”, riesce a cogliere quello sguardo malinconico e quel volto segnato dal tempo che tanto caratterizzano Michelangelo Buonarroti.