Opera: Lupa Capitolina

Copia di scultura

Statua di Aulo Metello (copia in gesso)

Copia

Dimensioni
75 cm in altezza, 114 cm in larghezza
Tecnica
calco al vero
Materiale
resina e fibra di vetro
Spazio
Greco e Romano

Originale

Data
V sec. a.C.; nuova attribuzione: periodo medievale
Periodo
Etrusco
Dimensioni
75 cm in altezza, 114 cm in larghezza
Materiale
bronzo
Luogo
Roma, Palazzo dei ConservatoriSi apre in una nuova finestra

Foto: Maurizio Bolognini. Proprietà: Archivio Museo Tattile Statale Omero.

Descrizione

“Le acque, ristagnando, lasciarono in secco il cestello in cui i bambini erano stati deposti, e che una lupa accorse ai loro vagiti. Il guardiano degli armenti del re, il cui nome si tramanda fosse Faustolo, la trovò che li allattava con grande mansuetudine”, Tito Livio “Ab Urbe Condita” 1,3-7.

Il Museo Omero possiede una copia in resina e fibre di vetro della Lupa conservata ai Musei Capitolini in bronzo cesellato. Alta 75 centimetri e lunga poco più di un metro, la scultura raffigura una lupa con la testa rivolta verso sinistra, la bocca semiaperta, gli occhi che sembrano scrutare in lontananza, mentre allatta i piccoli Romolo e Remo.
Le orecchie sono dritte e appuntite, la magrezza del torace è accentuata, le mammelle sono appesantite. Il pelo è solo lungo la schiena e interno al collo raggruppato in tante ciocche, in un motivo decorativo detto “a fiamma”.

I gemelli, anch’essi in bronzo, non sono originali, ma aggiunti in età rinascimentale e attribuiti, da tradizione, allo scultore Antonio del Pollaiolo.

Il mito sembra avere legami con tradizioni comuni ad altre civiltà antiche connesse al concetto di regalità: un neonato umano esposto alle forze naturali e il suo misterioso salvataggio dovuto ad un animale.

Le più antiche raffigurazioni del gruppo bronzeo sono sulle monete, che riportano a rilievo l’icona dei gemelli allattati dalla lupa. In età imperiale, l’episodio della lupa e quello dell’incontro tra Marte e Rea Silvia addormentata vennero utilizzati come simboli emblematici della leggenda della fondazione di Roma.
Il mito del Lupercale, miracoloso allattamento dei leggendari fondatori di Roma, ha mantenuto inalterato il suo intenso valore simbolico sino alla contemporaneità e la statua è tutt’ora uno dei simboli della città.

Aggiornamento al 2006 sulla datazione e provenienza dell’opera

L’icona della fondazione di Roma, la Lupa Capitolina, è stata prodotta nel Medio Evo, e non nell’antichità, secondo una ricerca sulla tecnica della fusione del bronzo fatta sulla statua. La scoperta distrugge la credenza a lungo prevalente, secondo la quale la Lupa è stata adottata come icona dalla più antica tradizione Romana come simbolo della città.

“Ora, prove incontestabili ci dicono che la Lupa non sia un prodotto delle antichità”, scrive nel quotidiano italiano “La Repubblica” Adriano La Regina, precedente soprintendente ai beni archeologici di Roma e professore di Etruscologia all’università La Sapienza di Roma; secondo La Regina, l’analisi effettuata dal restauratore Anna Maria Carruba ha indicato che la Lupa è stata fusa come singola unità. Questa tecnica è stata usata tipicamente nel Medio Evo. Inoltre, nuove analisi al radiocarbonio eseguite sulla Lupa (2007) confermano l’attribuzione della scultura all’epoca medievale.