Opera: Doccione

Copia di scultura

Doccione (copia in gesso)

Copia

Dimensioni
92 cm in lunghezza
Tecnica
calco al vero
Materiale
gesso alabastrino
Spazio
Deposito

Originale

Autore
Matteo da Campione
Data
1300 circa
Periodo
Gotico
Dimensioni
92 cm in larghezza
Materiale
marmo
Luogo
Monza, dalla facciata del DuomoSi apre in una nuova finestra

Foto: Maurizio Bolognini. Proprietà: Archivio Museo Tattile Statale Omero.

Descrizione

“quella sagoma familiare alterna la calma olimpica dei santi che svettano sulla facciata al ghigno demoniaco delle chimere che guardano la strada di sottecchi”, Marino Niola.

L’opera esposta al museo Omero è una copia da calco al vero di uno dei doccioni del Duomo di Monza, realizzato dall’architetto Matteo da Campione nel quattordicesimo secolo.
Questo, in particolare, si sviluppa in orizzontale, per una lunghezza di 92 centimetri, rappresentando il collo e il muso di un essere mostruoso.
Il collo della creatura ricorda quello di un serpente, lungo e coperto di squame. Il muso appare simile a quello di un cinghiale, ma circondato da una criniera, dalla quale emergono due ricurve corna da ariete. Gli occhi della figura sono rotondi, spalancati e leggermente sporgenti. La bocca del mostro, da cui doveva fuoriuscire l’acqua piovana, è aperta, lasciando intravedere le zanne.

I doccioni erano elementi architettonici impiegati nelle cattedrali gotiche per far defluire l’acqua piovana proveniente dalle grondaie e scaricarla a terra, allontanandola dalla struttura. Venivano, infatti, utilizzati soprattutto nelle grandi cattedrali del nord Europa dove, a causa delle frequenti piogge, la necessità di evitare infiltrazioni d’acqua nelle strutture murarie era indispensabile per la stabilità della costruzione.

Una delle principali caratteristiche dell’architettura gotica era il desiderio di ornare con forme scultoree ogni elemento costruttivo delle imponenti cattedrali. Anche i doccioni, quindi, assumevano spesso forme animalesche e mostruose, nella credenza che questo servisse anche ad allontanare il male dai luoghi sacri.