Opera: Bambino che strozza l’oca

Copia di scultura

Bambino che strozza l’oca (copia in gesso)

Copia

Dimensioni
32 cm in altezza; versione ridotta
Tecnica
calco
Materiale
gesso alabastrino
Spazio
Greco e Romano

Originale

Autore
Boethos el Kalcedono
Data
II sec. a.C.
Periodo
Greco
Dimensioni
93,5 cm in altezza
Materiale
marmo
Luogo
Musei VaticaniSi apre in una nuova finestra

Foto: Maurizio Bolognini. Proprietà: Archivio Museo Tattile Statale Omero.

Descrizione

“Boethos, benché sia meglio in argento, fece egregiamente un bambino, il quale strangola un’oca”, Plinio.

Grazie a questo passo di Plinio conosciamo l’autore di questa piccola scultura a tuttotondo (32 centimetri in altezza) che rappresenta un bambino intento a giocare o lottare con un’oca. Questa è una copia da calco di una replica romana, realizzata in marmo e di dimensioni ridotte rispetto all’originale, che faceva parte di un complesso bronzeo modellato dallo scultore greco Boeto di Calcedonia, attorno al secondo secolo avanti Cristo.

La composizione della scultura si sviluppa in una struttura a piramide. Il bambino è raffigurato in posizione eretta, con le gambe aperte per mantenere stabilità. Il suo busto è inarcato all’indietro, per rendere più efficace lo sforzo adoperato dalle braccia, avvolte sul lungo collo dell’oca, che stringe sulla sua spalla sinistra. Il corpo dell’oca è immobilizzato, stretto nella presa del bimbo.

Forte è il contrasto prodotto dall’aspetto del bambino, paffuto e dalla capigliatura ben ordinata, e la violenza dell’atto di soffocare l’animale. L’espressione del volto e lo sguardo del bambino tradiscono un certo cinismo che contraddice la naturale innocenza di un bimbo. L’oca è descritta secondo un attento studio naturalistico, con piume di vario tipo, grandezza e spessore, con le zampe e il becco descritti da manuale.

Il tema trattato segue il tipico atteggiamento di questo periodo storico – artistico, l’età ellenistica: l’interesse verso ogni aspetto della vita, anche il più banale, il più quotidiano, anche quelli sgradevoli o poco spirituali; nasce il “genere” nella produzione artistica, gli scultori sembrano più interessati a creare paesaggi ricavati a rilievo su lastre di marmo policrome o ritrarre vecchie ubriache, anziché ricercare la purezza della forma assoluta.