Radici e territorio come patria poetica

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Umberto Piersanti dialoga con Gabriella Papini.

  • Con Umberto Piersanti, uno dei maggiori poeti contemporanei, già candidato al Nobel per la letteratura, vogliamo parlare del ruolo che la poesia oggi riveste. La recente giornata mondiale del 21 marzo, giornata ideata per promuovere un messaggio di pace, scambio interculturale, e dialogo tra i popoli, induce molti a riflettere. Ci spinge a rintracciare qualche ricordo, qualche affetto, qualche recupero di memoria e di spazi? Lei cosa ne pensa?

La poesia non ci fa né più buoni né più sapienti. Talora può inviare anche messaggi positivi, ma non è questo il suo compito. Il compito fondamentale della poesia è di individuare una parola che tocchi le radici dell’esistere: non è un caso che gli archetipi sono spesso i temi fondanti della poesia. Archetipi come l’amore, la memoria, la natura, il passaggio del tempo, la paura della fine ecc… In un’epoca come la nostra dove la spettacolarizzazione domina incontrastata, parole e immagini si diffondono in maniera smisurata e tutto risulta così veloce e transitorio. La parola della poesia è una parola ferma, è una parola che resta. Per concludere il valore della poesia non sta soprattutto in una dimensione sociologica o civile, ma antropologica. Se all’umanità manca la poesia manca qualcosa di profondo e questa mancanza la rende meno umana.

  • Molte iniziative si realizzano con un crescente successo. Sono utili e con quali reali risultati? Allargano il mondo dei lettori e degli appassionati?

La scarsità dei lettori di poesia è un problema antico, ogni iniziativa è benvenuta. Vale per le letture pubbliche come per i premi. La poesia non può ambire a diventare di massa ma deve superare la cerchia degli iniziati, non deve ridursi al rango di archeologia assira. Tutto ciò che può allargare il pubblico dei lettori va bene, è utile, fermo restando che per capire la poesia è necessaria una lettura solitaria e diretta.

  • Ritiene che la poesia oltre che letta, ascoltata in radio, TV e teatro, possa entrare far parte stabilmente con la sua specificità nei musei, come già avviene per la musica?

Ritengo che la poesia abbia anche un valore musicale. Giorgio Caproni sosteneva che la poesia non è musicale, ma è musica. Facciamo un esempio, se scrivo: “sempre caro mi fu questo colle ermo” ho solo cambiato di posto all’aggettivo “ermo” ma non c’è più l’infinito. Dunque un museo o se vogliamo una mediateca con le voci dei poeti e degli interpreti è molto importante per la comprensione della poesia stessa.

  • Il Montefeltro dei suoi versi incanta e affascina, fino ad annoverarlo tra gli ecologisti puri nel senso dell’amore per quello che è certamente il suo territorio, la sua patria poetica. La forza delle radici sembra contrapporsi a una globalizzazione, anche culturale, ancora in atto. La poesia può essere uno strumento di lotta?

Sì, la poesia può essere uno strumento di lotta non solo contro la globalizzazione ma contro la superficialità e contro la spettacolarizzazione del mondo e della vita.

Vari poeti hanno fatto della propria terra una “patria poetica”: se mi accosto alle langhe non posso farlo senza ricordare i versi e in genere tutta l’opera di Pavese. Patria poetica significa investire una terra di una dimensione universale. L’Abruzzo e la Versilia di D’Annunzio valgono per ogni popolo e ogni latitudine, così come la Rimini degli anni ‘30 di Fellini riesce a coinvolgere ed appassionare anche il pubblico giapponese.

Non mi sento un poeta ecologico nel senso che non intendo fare un manifesto del mio amore per la natura: questo amore primordiale e assoluto precede ogni dimensione ideologica. L’ecologia è un’ideologia giusta ed importante, ma è sempre ideologia.

  • Restando soprattutto immersi in una sorta di passato, non si rischia, di uscire dall’attualità, e di farsi intrappolare dai ricordi? Il prato era più verde perché è lontano nel tempo?

Basterebbe leggere Leopardi per sapere che ciò che è lontano, anche un campo e un prato, diventa molto più importante e significativo e ci emoziona molto di più se è oggetto di memoria. Nello Zibaldone ci sono pagine estremamente chiare su questo. Più che costruire il futuro la poesia ha il compito di non farci perdere la memoria. Non solo la memoria individuale, ma anche quella sociale e storica. Riesco a capire di più del senso della civiltà greca e latina leggendo Saffo e Virgilio, più di quanto possa ottenere leggendo Erodoto o Tacito.

  • Le finalità della Giornata mondiali della Poesia sono coraggiose. Illusorie? Cosa si può auspicare in tal senso?

La giornata mondiale della poesia ricorda a tutti, anche ai più lontani e disinteressati, che la poesia è un valore fondamentale, è una necessità dell’uomo in quanto tale.