Opera: Pietà Rondanini
Copia di scultura

Copia
- Dimensioni
- 195 cm in altezza
- Tecnica
- calco al vero
- Materiale
- gesso alabastrino
- Spazio
- Rinascimentale
Originale
- Autore
- Michelangelo Buonarroti
- Data
- 1552 - 1553, rilavorata 1554 - 1564
- Periodo
- Rinascimentale
- Dimensioni
- 195 cm in altezza
- Materiale
- marmo
- Luogo
- Milano, Museo Civico del Castello SforzescoSi apre in una nuova finestra
Descrizione
Composta di due figure, la “Pietà Rondanini”, iniziata già nel 1552 circa, fu ripresa da Michelangelo negli ultimi anni della sua vita, sino la vigilia della sua morte (1564), dove modificò a più riprese la composizione, la postura delle teste e delle braccia, ed anche la posizione del corpo esanime di Cristo: tuttavia, il lavoro estremamente tormentato, documentato dai continui pentimenti e distruzioni tuttora visibili, evidenziano l’altissimo lirismo raggiunto (anche la “Pietà” di Santa Maria del Fiore -1550 – fu in parte distrutta proprio dallo stesso autore, forse perché scontento del risultato o tormentato dall’idea originaria, drammaticamente distruttiva).
Dalla prima versione (1552-’53), della quale è visibile il braccio destro distaccato di Cristo, le sue gambe e le tracce di una differente impostazione del volto della Vergine, l’artista modificò il gruppo, in una seconda versione (1554-’64), ricavando la figura di Cristo dal corpo della Vergine e la testa di questa ripete la stessa posizione di quella del figlio; inoltre si notano, in questa seconda versione, le parti levigate nelle gambe di Cristo.
Secondo lo storico Tolnay, una copia libera della prima versione si può osservare nel dipinto raffigurante la “Deposizione” di Taddeo Zuccari (1560 circa, Galleria Borghese di Roma), ed è ricostruibile anche sulla base di alcuni disegni conservati ad Oxford. Il tema poetico, la cui iconografia è stata riconosciuta da molti storici in composizioni figurative dell’arte di età medioevale, è dato dalla figura della Madre che invece di sostenere il corpo esanime del Figlio si china su di esso così tanto da fondersi in una unica Entità.
Anche in questo caso, come nella famosa “Pietà” (o Deposizione) di Santa Maria del Fiore, il gruppo divenne un “torso” incompletabile, ma non è escluso che Michelangelo avesse trovato, nel suo errare continuo tra le forme e lo spirito, la giusta materializzazione di quell’idea originaria.
L’opera porta con sé le tracce del battagliare serrato ed appassionato di Michelangelo con la materia, sempre scontento di un risultato che probabilmente aveva già raggiunto: sembra assumere il valore di un pensiero frammentato, animato da cadenze di un ritmo irregolare, tormentato.
Il nome che rende l’opera riconoscibile deriva dal Palazzo Rondanini di Roma, che ha conservato l’opera nel suo cortile sino a pochi decenni fa.