Opera: La sorgente

Scultura originale

La sorgente

Originale

Autore
Vittorio Morelli
Data
senza data
Periodo
Novecento
Dimensioni
36 cm in altezza, 36 cm in larghezza, 3 cm in profondità
Tecnica
scultura, incisione, lucidatura
Materiale
marmo rosa
Spazio
'900 e Contemporaneo

Foto: Maurizio Bolognini. Proprietà: Archivio Museo Tattile Statale Omero.

Descrizione

“Vissuto per la Patria, per la Famiglia, per l’Arte e per gli Altri”, con queste parole lo scultore anconetano Vittorio Morelli si è descritto in un’autobiografia.

“La sorgente”, opera degli anni ’30, è un bassorilievo scolpito in un quadrato di marmo rosa (36 cm di lato e 3 cm di profondità). Inciso nel quadrato un cerchio entro il quale si sviluppa una scena: il busto di una donna occupa l’area centrale dello spazio circolare e da sopra le sue spalle spuntano due bambini, di cui si vedono solamente i volti e le mani. La donna, nuda, è raffigurata frontalmente mentre esibisce i seni tenendoli con entrambe le mani. Una lunga capigliatura le incornicia il volto, scendendo sulle spalle, creando una sorta di cornice che scandisce lo spazio della scena. Le teste dei due bambini sono inclinate verso il centro della scena ed entrambi hanno volti sorridenti e sereni.

Il titolo “La sorgente” è eloquente: la scultura potrebbe rappresentare una madre con i suoi due figli; in questa interpretazione la donna simboleggerebbe la fonte di vita, la sorgente, senza la quale non vi sarebbe più umanità.
Lo stile dell’opera mostra caratteristiche formali tipiche degli anni Trenta, tendenti al naturalismo e allo stile floreale. Lo si nota nelle espressioni dei volti, nelle capigliature, nei sorrisi dei bambini, ma anche nella postura centrale e simmetrica della donna.

Morelli ha saputo ricavare, con pochi colpi di scalpello, delle figure caratterizzate da un bassissimo rilievo, che produce effetti quasi pittorici sulle superfici. Il marmo è stato sapientemente levigato, per esempio nell’incarnato morbido della donna, lasciando invece alcune leggere scabrosità nelle parti della capigliatura, rendendo unica l’esperienza estetica dell’esplorazione tattile, non semplice in questo caso considerata l’esiguità dei rilievi.