Opera: Il Minotauro pentito

Scultura originale

Il Minotauro pentito

Originale

Autore
Giorgio De Chirico
Data
1969
Periodo
Novecento
Dimensioni
40 cm in altezza, 33,3 cm in larghezza, 15,5 cm in profondità
Tecnica
fusione, doratura, patinatura
Materiale
bronzo dorato
Spazio
'900 e Contemporaneo

Foto: Maurizio Bolognini. Proprietà: Archivio Museo Tattile Statale Omero.

Descrizione

“Ero impressionato dalla bellezza di questa città Volos che è la città dalla quale salparono gli Argonauti secondo la mitologia. È una bella città tutta bianca sul mare e poi dietro c’è il monte Pelio, con dei villaggi che fanno come delle macchie bianche e quello è bello […]”.
Queste parole di Giorgio De Chirico, nato a Volos, in Grecia, rivelano il suo interesse per il mito degli Argonauti, che egli cita spesso nelle sue opere, solitamente nella figura di Arianna, ma anche in quella del minotauro.

Il “Minotauro pentito” esposto presso il Museo Omero è un bronzo dorato del 1969, l’unico realizzato dall’artista in altorilievo (alto 40 e largo 30 centimetri circa) dall’impostazione scenografica.
Il mostro cretese, dal corpo umano e dalla testa di toro, si erge in piedi, con la mano destra sul cuore in atteggiamento addolorato, davanti alla facciata di un tempio dorico. A terra troviamo delle colonne spezzate, immagine ricorrente dell’artista. L’espressione umanizzata del volto e l’aggettivo “pentito“, presente nel titolo stesso dell’opera, sembrano dissolvere la bestialità del mostro, avvicinandolo per atteggiamento ad un guardiano, custode della verità del tempio come un sacerdote.

Per alcuni critici si tratta della prima comparsa, nell’opera di De Chirico, del tema del Minotauro, ma in realtà nel teatro si ritrova lo stesso soggetto. Il riferimento è ai bozzetti eseguiti nel 1937 per il balletto “Le Minotaure” di Louis Gauthier-Vignal, esposti più volte tra il 1939 e il 1946. Nel bozzetto per la scena troviamo l’inquietante personaggio mitologico con la stessa maschera, lo stesso panneggio della tunica, lo stesso gesto della mano; anche il tempietto alle sue spalle si ritrova fra i progetti scenografici dell’artista, oltre che nel dipinto del 1927 “Il tempio nella stanza”.

Approfondimenti: Fondazione Giorgio e Isa De Chirico.