Opera: Busto di Omero

Copia di scultura

Busto Omero (scultura in gesso)

Copia

Dimensioni
60 cm in altezza, 35 cm in larghezza, 25 cm in profondità
Tecnica
calco al vero
Materiale
gesso alabastrino
Spazio
Greco e Romano

Originale

Data
II sec. d.C.
Periodo
Greco
Dimensioni
60 cm in altezza, 35 cm in larghezza, 25 cm in profondità
Materiale
marmo
Luogo
Napoli, Museo Archeologico NazionaleSi apre in una nuova finestra

Foto: Maurizio Bolognini. Proprietà: Archivio Museo Tattile Statale Omero.

Descrizione

“Tutto si è perfezionato da Omero in poi, ma non la poesia”, Giacomo Leopardi.

Il busto di Omero, il cui originale è conservato presso il Museo Archeologico di Napoli, è uno dei ritratti più celebri del poeta. Il Museo Omero possiede una copia in gesso del busto che ritrae Omero rispettando la sua tipica iconografia: un vecchio cieco dalla barba folta e dalla capigliatura cinta da un nastro. Sembra indossare una veste molto semplice, segno di povertà.

L’area dove l’anonimo scultore ha concentrato tutte le sue capacità è proprio il viso, magro e provato, caratterizzato dalla fronte sporgente e solcata dalle rughe dell’età, dagli occhi infossati e spenti rivolti verso l’alto, elementi che simboleggiano la profonda vita interiore del poeta, che esibisce un’espressione dolente ma consapevole. Le labbra circondate dai baffi sembrano dischiudersi come se stesse per cominciare a declamare i suoi poemi.

In quest’opera è evidente l’influenza della scultura greca d’età ellenistica, epoca in cui nacque il genere del ritratto scultoreo. In questo periodo l’essere umano è ancora il soggetto più rappresentato, ma l’artista è incline ad esplorarne anche gli aspetti psicologici e a porre attenzione agli elementi naturalistici.

Vi sono attualmente molti studi volti a confermare l’effettiva esistenza di questo leggendario poeta e la reale paternità dell’Iliade e dell’Odissea.
Non si conosce il luogo di nascita di Omero, anche se è stato ipotizzato che possa trattarsi di Chio. I contenuti delle due grandi opere certamente facevano parte della più antica tradizione orale, erano parte fondamentale dell’immaginario del popolo greco, ed erano declamati da aedi e rapsodi. Per quanto riguarda la sua condizione di cecità, secondo alcuni studiosi, un indizio potrebbe esser contenuto nel significato del suo stesso nome, Omero (dal greco, “o mè horôn”), che significa “colui che non vede”.