Il patrimonio culturale: esperienza di partecipazione e inclusione in Friuli Venezia Giulia

di Morena Maresia.

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A volte basta veramente poco per stupirsi, per meravigliarsi, per sorprendersi. Scoprire accanto a noi delle bellezze, ricche di storia e di storie. Rispondere semplicemente ad una curiosità “ma questo cos’e?” ha dato lo spunto e l’opportunità a tanti gruppi, associazioni e singole persone di mettersi in gioco, cercare informazioni, andare in biblioteca e attivare una rete sul proprio territorio per conoscere ciò che da sempre era “Proprio lì davanti a me” (come il titolo del progetto) ma che prima di quel giorno non si erano mai soffermati ad osservare.

La partecipazione a questo progetto, che richiedeva la realizzazione di brevi video e cortometraggi in cui raccontare i beni culturali di prossimità ha innescato processi virtuosi di welfare generativo che hanno visto la partecipazione di cittadini con difficoltà di accesso e fruizione al patrimonio culturale (disabilità sensoriali, motorie o cognitive, deficit relativi alle abilità funzionali, diversità del neuro-sviluppo, malattie rare, marginalità linguistiche o socio-culturali ecc.) che attualmente vivono, lavorano, studiano o soggiornano temporaneamente in Friuli Venezia Giulia.

Si è voluto stravolgere il paradigma secondo cui le persone con disabilità sono considerati semplici fruitori passivi del patrimonio culturale e sperimentare una esperienza in cui potessero essere realmente partecipi e protagonisti, si mettessero in gioco e dimostrassero le loro potenzialità di essere “generatori” di cultura. Il loro sguardo e la loro sensibilità si sono rivelati un dono prezioso per tutti. Hanno aderito all’iniziativa centri diurni e residenziali di ambito socio-sanitario, cooperative sociali e associazioni di volontariato che accolgono e assistono persone con difficoltà cognitive, psichiche e limiti relativi all’autonomia, persone con disabilità. Amministrazioni pubbliche e interi istituti scolastici hanno realizzato lavori multidisciplinari per ascoltare e dare voce, per mettersi nei loro panni. Stranieri, migranti e centri di accoglienza per minori non accompagnati ci hanno voluto raccontare della volontà di integrarsi, conoscere e comprendere la storia e il patrimonio culturale della regione dove adesso vivono. Ci hanno raccontato piccole chiesette che racchiudono preziosi e antichi affreschi, piccoli musei, fiumi e torrenti, mulini che sono riusciti con curiosità a farsi aprire per scoprirne i contenuti antichi e i significati profondi.

Ci hanno raccontato un paesaggio umano, reso unico dal loro sguardo sensibile e attento, con fantasia creativa, con entusiasmo e allegria contagiosa. Il patrimonio culturale ha rivelato il suo potenziale in ambito sociale. Si è cercato di sperimentare una modalità in cui riconoscere come le piazze, i palazzi che fanno parte della nostra vita, le strade che percorriamo tutti i giorni, i luoghi, dove abbiamo vissuto e che ci hanno accompagnato a diventare ciò che siamo, possano attualizzare i loro significati, essere testo e pretesto per ragionare in modo concreto e consentire di vivere esperienze di partecipazione, inclusione e relazione.

È importante sentire che quei percorsi ci appartengono, sentirli nostri, legare a essi i nostri ricordi personali e relazionali. Il risultato è una “epifania stupefacente” possibile per tutti: immaginare che il patrimonio culturale, la scelta di raccontarlo, l’emozione nel farlo assieme, ha dato la possibilità di riflettere, fermarsi, guardarsi attorno e non sottovalutare la bellezza e la ricchezza di ciò che abbiamo di fronte, e soprattutto di “chi” abbiamo proprio lì, davanti a noi.

Tutti i video realizzati sono disponibili, corredati da una scheda descrittiva accessibile sul sito della Soprintendenza Archeologica, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia.