Opera: Lanetarius

Scultura originale

Lanetarius

Originale

Autore
Classi 3A - 2A - 2B (Arti Figurative) del Liceo Artistico E. Mannucci
Data
2013
Periodo
Contemporaneo
Dimensioni
gomitolo di lana di circa 10 kg
Tecnica
assemblaggio
Materiale
lana, carta, tela
Spazio
Deposito

Foto: Maurizio Bolognini. Proprietà: Archivio Museo Tattile Statale Omero.

Descrizione

Opera vincitrice del concorso indetto nell’ambito Biennale “ArteInsieme – cultura e culture senza barriere” – V edizione, come lavoro più significativo ispirato al tema del “Terzo paradiso” del Maestro Michelangelo Pistoletto, testimonial della biennale.

Realizzata nel corso dell’anno scolastico 2012 – 2013 dagli studenti delle classi 3A – 2A – 2B (Arti Figurative) del Liceo Artistico “E. Mannucci”, sede di Jesi , coordinati dal prof. Nicola Farina , l’opera è stata scelta e premiata personalmente dal maestro Michelangelo Pistoletto e dal Presidente del Museo Omero prof. Aldo Grassini, tra oltre venti opere selezionate e realizzate dagli studenti dei licei artistici e delle accademie di belle arti di tutta Italia.

LANETARIUS è il titolo che abbiamo scelto e che ha informato l’origine e lo sviluppo del lavoro.
La nostra idea nasce dalla parola Planetario su cui si è concentrata la nostra riflessione ed innestata la comune dialettica. L’idea è dentro la parola. Abbiamo letteralmente dissodato la Terra, per depositarvi il seme e far germogliare il fiore creativo. Questa terra rimossa la si può configurare con il grafema P che sottratto a “Planetario” ha generato la parola Lanetario, declinata poi in latino per richiamarne la natura antica ed il valore primario.

L’idea di rimuovere la P è stata pensata attraverso un gioco scompositivo per considerare complessivamente la definizione assunta ad oggetto, non solo nel proprio significato etimologico ma anche negli aspetti formali e fonetici. Una sorta di gioco linguistico di matrice futurista e surrealista che attraverso una reazione alchemica provocata ma imprevedibile, ci ha portati a sottrarre la P – che per altro abbiamo voluto identificare con la volontà di non lasciarci condizionare troppo dal linguaggio estetico del Maestro Pistoletto il cui cognome inizia con la lettera P – ed ha rivelato questa nuova parola che sembrava pronunciata da un bambino nella fase di apprendimento del linguaggio verbale.
Dunque un concetto in formazione, da cui abbiamo poi dedotto, per ulteriore assonanza, la possibilità di lavorare con la lana: Lane – tarius.
La lana ci è subito apparsa come un materiale straordinario, per la propria universalità e per essere stato uno dei primi materiali lavorati dall’uomo stanziale al principio della civiltà umana. Un materiale antropologico portatore di senso, utile e intimo. Utile perché sociale, intimo perché individuale.
Un materiale per darsi e dare calore, per proteggere e per perdurare in armonia il ciclo naturale. Un materiale etico ed economico, povero e prezioso.
La sfera del gomitolo, riflesso formale del nostro Mondo, si costruisce con pazienza – raggomitolare la lana è un lavoro lungo e faticoso; spesso bisogna fermarsi e districare il filo che si è ingarbugliato; talora si può spezzare e ci costringe a ricongiungerlo con nodi che rimarranno come cicatrici sulla superficie – ma che con rapidità si può decostruire, annientare, estinguere. E’ un lavoro che richiede umiltà e rispetto perché il materiale è un conduttore di energia non solo termica ma anche sensoriale. Produrre la lana richiede cura: dall’allevare gli animali da cui viene ricavata all’occuparsi della sua lavorazione.

La lana è delicata al tatto, seducente alla vista, sensibile all’olfatto, ma resistente come una seconda epidermide alle condizioni naturali del nostro ecosistema, natura naturata, per dirla con Spinoza.

Poi l’idea si è ancora sviluppata. Si è pensato di far venire la lana da ogni parte del mondo per rendere la nostra opera un’esperienza corale, non globale. Un’esperienza capace di elevare e non di omologare il contributo di tutti verso tutti.
L’idea è stata quella di prendere con le mani e fra le mani i meridiani e i paralleli del pianeta e di scombinarli, formulando una nuova configurazione dello Spazio e del Tempo in cui ogni punto cardinale è principio di una strada che conduce ogni essere umano all’incontro con il proprio simile nel cuore del mondo. Il filo di Arianna per districarci dal labirinto dei pregiudizi interiori in cui ci siamo costretti ad una insensata e distruttiva prigionia.
Il filo di Arianna per ritrovare quel piccolo gomitolo che ha costituito il nucleo di tutte le ulteriori sovrapposizioni che abbiamo lentamente, pervicacemente, utopisticamente accumulato. Un lavoro sullo Spazio e sul Tempo nel vero e proprio senso delle parole, perché non eravamo affatto certi che ci sarebbe stata una risposta favorevole dai nostri interlocutori lontani e perché i pacchi con la lana sono arrivati talmente scaglionati nel corso dell’anno scolastico che fino alla fine abbiamo temuto di non poter dare un esito significativo al nostro lavoro artistico.

Con questa opera abbiamo, inoltre, voluto umilmente evocare i molti talenti umani – Storia, Mito, Geografia e Politica, Poesia e Filosofia, Arte ed Antropologia – per affermare che da questi si può ripartire. Il bandolo della matassa non è perduto.
Lanetarius è, infine, un tributo alle arti: alla Pittura per i mille colori delle meravigliose e differenti lane pervenuteci; alla Scultura per la forma e le caratteristiche tattili del materiale, all’Architettura rappresentata dalla topografia universale delle scatole che sorreggono la sfera ed alludono alla moltitudine delle tipologie abitative – dalla casa rurale alla baracca, dalla capanna al grattacielo, dalla casa popolare alla favela, dalla casa di cartone degli homeless al container spesso luogo di nascondimento dei migranti in fuga – e, quindi ad un modello di convivenza civile possibile; alle Arti Applicate, identificate con il lavoro produttivo, quale risorsa eco-sostenibile e trasmissione del sapere operativo e funzionale dell’uomo per l’uomo.” Prof. Nicola Farina

Proprietà: Archivio Museo Tattile Statale Omero.